Il Giardino Mediterraneo

Il giardino, ancora giovane e in costruzione, si estende al momento su una superficie di 1000 metri quadrati e risponde principalmente ad un’esigenza: rispettare il territorio assecondandone la natura e seguendone la vocazione. Tale principio ha imposto, da subito, l’esclusione di specie tipiche dei giardini consumistici e l’inserimento di piante endemiche in continuità con il paesaggio circostante, caratterizzato dalla vegetazione della macchia mediterranea. Nella fattispecie, dunque, il bosco di querce che delimita il lato sud, gli oliveti dislocati tutti intorno conducono a delle scelte ben precise, così come la presenza di una quercia maestosa e secolare, oltre ad agire da elemento focale, detta lo stile dell’intero giardino. Arbusti mediterranei come rosmarini, lavande, corbezzoli, lentischi, oleandri, ginestre ed elicrisi vanno a costituire l’ossatura del giardino disponendosi in basse siepi o in composizioni miste nelle bordure e rappresentano la parte più cospicua dal punto di vista quantitativo.

L’aspetto naturale che si ricava dalla visione d’insieme è da ricondurre altresì all’utilizzo di numerose erbacee perenni che, oltre a conferire spontaneità e leggerezza al paesaggio, garantiscono al giardino colore in ogni mese dell’anno con le loro fioriture. Dalla primavera in poi entrano in scena euphorbie, perovskie, gaure, verbena bonariensis, nepete, achillee, erigeron, stachys , violaciocche, tappezzanti come lippia e cerastium ecc.

La tradizione del giardino all’inglese ha sicuramente avuto un peso in questo tipo di scelta anche se l’effetto di confusione a cui si può andare incontro talora, nell’impiego eccessivo o sbagliato delle erbacee perenni, è ricondotto all’ordine dagli arbusti potati in forma, nel ricordo stavolta della tradizione del giardino all’italiana.

Rimanendo nel settore delle erbacee perenni ampio spazio è riservato alle spezie mediterranee, concentrate in apposite aiuole ad esse dedicate o dislocate in varie zone del giardino, in composizione con altre specie: è la volta quindi di salvie, timi, santoreggia, maggiorana, issopo, ruta, melissa, origano, menta ed altre.

Santoreggia, salvia timo e issopo.

Oggi il giardino si lascia ammirare soprattutto nella stagione primaverile, ma le piante sono cresciute molto lentamente e la sensazione di raccogliere dei risultati dopo diversi anni di interventi e fatica è recente.

Molti sono stati e sono tuttora gli ostacoli da superare: un terreno difficile, la gestione e definizione di uno spazio molto grande, forte insolazione e siccità estive, forti venti in tutto l’arco dell’anno. Il terreno roccioso e argilloso ha comportato la difficoltà di mettere a dimora ogni singola piantina, dovendo tutte le volte liberare la zona d’impianto di ciottoli e detriti.

Del resto però la pietra rappresenta anche il fascino di questa zona e quindi ciò che apparentemente potrebbe sembrare un limite diventa un’opportunità: con un lavoro di bonifica estremamente faticoso la pietra la si toglie dal sottosuolo per metterla in bella vista nei muri di recinzione, di contenimento, nella pavimentazione ovvero in quello che costituisce l’arredo del giardino.

E’ vero che uno spazio verde anche se affidato ad un esperto paesaggista si realizza in divenire e non offre alcuna certezza della sua effettiva concretizzazione, perché non sempre la natura collabora alla realizzazione di un risultato prestabilito. Ciò è tanto più vero quando l’impianto generale è frutto, come in questo caso, non di un esperto paesaggista ma di un’appassionata autodidatta.


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